festival romaROMA – 30 GENNAIO 2013 – Nicola Zingaretti, candidato Pd alla presidenza del Lazio, in un’intervista uscita oggi sulla rivista A, torna sul Festival di Roma. “Credo che il festival abbia iniziato a tradire l’idea da cui era nato: un evento popolare con l’obbiettivo di promuovere il cinema tra la gente”.  “Goffredo Bettini – continua – che porta Leonardo DiCaprio a Tor Bella Monaca nel 2006 è un manifesto culturale, ed è proprio questa la peculiarità di quella festa rispetto a Venezia”. (giornaledellospettacolo.it)

Sarebbe bene invece evadere dall’idea da cui era nato il Festival di Roma. “A Festa der Cinema” che fece la parodia del festival per le periferie era un’idea propagandistica che presentava un qualche fascino in un’epoca che per fortuna è morta. Da quel peccato originale è scaturito l’eterno malinteso sulla rassegna romana che non è mai decollata e non ha mai raggiunto una propria identità.

In molti ci siamo augurati che con la nuova direzione artistica di Marco Muller qualcosa sarebbe cambiato, ma i tempi ristretti in cui è stata limitata l’organizzazione dell’edizione 2012 non hanno consentito alcun cambio di rotta.

Gli spot della Regione Lazio targata Polverini/Santini e la corsa alla visibilità da social network di molte realtà privilegiate hanno fatto da condimento a una manifestazione che ancora una volta non ha lasciato il segno.

L’approccio è sbagliato fin dall’inizio e l’impostazione culturale continua a latitare. Ciò che serve al Festival è una caratterizzazione più identitaria e un indirizzo meno vago e privo di contraddizioni.

Se il tentativo fosse quello di riportarlo a alle sue origini ci troveremmo di fronte a un’operazione di sconvolgente miopia e sarebbe assurdo riproporre “er tappeto rosso co’ verdone e la ferilli pe’ fa’ contento er popolo”.

I tempi del nazonalpopolare a tutti i costi sono finiti da un pezzo ed esiste la sola esigenza di sviluppare progetti che poggiano su idee forti e innovative che sappiano intervenire con responsabilità ed efficacia nelle dinamiche di sviluppo di cui c’è bisogno.

Se la prossima edizione del Festival non costituirà un elemento di rottura col passato e non proporrà un’idea alternativa di evento cinematografico e culturale, ci troveremo di fronte all’ennesimo esempio di testardo conservatorismo che privilegia la disfatta governata a dispetto delle scelte coraggiose di cui ha bisogno la comunità artistica e civile.

SteP
31 gennaio 2013

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