“Rose is a rose, is a rose, is a rose”. Una rosa che lascia il segno
Di Paolo Leone
Prima nazionale al Teatro Lo Spazio, a Roma, di uno spettacolo che è annunciato come il primo di una trilogia della disobbedienza scritta dalla giovane autrice croata Ivana Sajko. Banalmente, si potrebbe parlare di una storia d’amore ai tempi non del colera, ma della guerra. Ma in questo caso c’è molto di più. Lo si scopre se ci si lascia andare al ritmo incalzante del testo, inizialmente spiazzante, difficile da seguire nella sua logica. Attrazione, disgiunzione, amore e orrore sono un unico vissuto, da cui l’autrice estrae frammenti apparentemente impazziti di ricordi, immagini, odori, visioni, in un vortice di parole e immagini che investono lo spettatore. Se non ci si lascia andare alla voce, alle parole, al loro suono e ritmo che la bravissima ed esperta Sabrina Jorio catapulta dal palco, si rischia di non afferrarne la disperata, feroce poesia, il suo lirismo. Frasi che sono immagini, immagini che diventano concetti, tra un divano con tappezzeria di rose e cadaveri sventrati sulla strada, tra l’odore di due corpi avvinghiati in un unico respiro e quello di ignari passeggeri che muoiono bruciati dentro un autobus.
Il casino nelle strade, così lo chiama l’autrice, dilagante tra propaganda di Stato, ironia, in un continuo e ossessivo rimando tra passato e presente, tra il ricordo del dolore e la ricerca di una fuga possibile, tra l’Apocalisse e la speranza che i divani diventino roseti. Il testo di Sajko e la sua messa in scena è un caleidoscopio di tenebre e luci che pretendono spazio nella vita di due amanti investiti dal miracolo di un sentimento in mezzo al caos di un Paese in un determinato momento, ma è anche universale e ce lo fa capire quando si chiede, e ci chiede, di chi è veramente la colpa di tutto quel che accade ovunque, se veramente quel che ci dicono sia la realtà dei fatti. Altre violenze, altre fiamme, altri scontri, collegati in un’unica, inquietante, dimensione spazio-temporale. Ma quel che colpisce di questo primo appuntamento è la forza dirompente della scrittura. Veloce, frammentata, cinica, disperata, romantica e durissima, un’esplosione che reclama i suoi frammenti e li ricuce pazientemente, dalla fine all’inizio della storia e di nuovo alla fine, in un processo che prende forma strada facendo. Non facile ad un primo impatto, va detto, ma maledettamente affascinante. Voci, suoni, immagini, dolore, amore, crudezza e speranza. Letteratura che si fa teatro, brillantemente, per la regia di Tommaso Tuzzoli, con la scena intrigante di Pier Paolo Bisleri e con bellissime animazioni a cura di Marco Lucisano e Barbara La Torraca. La rosa balcanica di Ivana Sajko e Sabrina Jorio (eccezionale nell’uso del corpo e della voce) ha spine che graffiano e lasciano il segno, profondamente.
Paolo Leone
Fonte: http://www.corrieredellospettacolo.com/2015/10/rose-is-rose-is-rose-is-rose-una-rosa.html