flaminioboniHa debuttato ieri in prima nazionale al Teatro Lo Spazio uno spettacolo multimediale, insolito ed emozionante dal titolo Rose is a Rose is a rose is a rose, di Ivana Sajko, per la regia di Tommaso Tuzzoli, con Sabrina Jorio e le scene curate dal pluripremiato Pierpaolo Bisleri.
Lo spettacolo costituisce il primo capitolo della trilogia della disobbedienza, un progetto ambizioso e importante dell’autrice croata Ivana Sajko, nata a Zagabria a metà degli anni 70 e già tradotta in tutta Europa. Gli altri due capitoli della trilogia, “Scene con l’albero delle mele” e “Non siamo noi, è solo vetro”, saranno sviluppati e realizzati entro il 2016 sempre dalla Golden Show Produzioni.
Un ragazzo e una ragazza si conoscono in discoteca, ballano insieme per tutta la notte e poi decidono di andare a casa di lui. Durante il tragitto attraversano la città in guerra, una città devastata dove regna la confusione. Questa confusione e questa guerra li segneranno profondamente influenzando e manipolando il loro modo di amare. L’amore diventa disobbedienza: in un mondo fatto di bombe e incendi, morti e feriti, l’amore diventa un atto estremo, quasi assurdo, reale eppure fuga dalla realtà. La guerra entra però anche nell’amore, nelle relazioni, nel modo di vivere e di fare all’amore; la guerra segna anche la sessualità e la fisicità.
“Facevano l’amore come se si stessero picchiando”, è l’incipit della narrazione.
L’effetto straniante della guerra pone i due amanti come due sconosciuti nemici che si studiano, si accoppiano in una unione di corpi che non è mai fusione, lasciandosi lividi e segni.
Una rosa è una rosa, ma le sue spine feriscono ugualmente.
Fuori infuria la guerra: autobus in fiamme, cariche della polizia. La violenza di quelle strade richiama altre fiamme, altre botte, come quelle di Genova in occasione del G8. Perché la guerra è guerra dovunque e fa vittime ovunque.
I toni sono quelli balcanici: romantici e crudeli contemporaneamente, con un lirismo colto ma immediato. Una raffica di parole che rimpallano tra amore e guerra; un turbinio di parole che analizzano il ricordo, frantumandolo per poi ricostituirlo alla fine, lentamente.
Rose is a rose is a rose is a rose è sicuramente un testo difficile, perché lontano dal nostro modo di intendere la letteratura, diverso da tutto ciò a cui siamo abituati come massa.
Il linguaggio è veloce, concitato, vira in continuazione da un tema all’altro, usando figure forti, innalzando e annientando ad un tempo.
Un linguaggio che frammenta e destabilizza così come la guerra distrugge e toglie ogni sicurezza, ogni punto di riferimento.
Ivana Sajko, l’autrice croata, è una delle voci più significative della scena balcanica.
Una scrittura, la sua, fortemente poetica che parte da crepe e riflessioni della propria realtà personale e storica per poi trascendere l’individuo e toccare l’universale.
I personaggi spariscono mentre la parola diviene polifonia di voci.
Il testo restituisce non tanto il senso della guerra, quanto i suoi effetti: la solitudine, il disorientamento, la confusione, la disinformazione nella quale si vuole lasciare il popolo, la paura, la voglia di riscatto, la paura di osare. La guerra è guerra ovunque: è devastazione, è genocidio, è lutto e disperazione. Ogni guerra è se stessa, ma anche tutte le altre guerre.
Tutto questo viene rappresentato sul palco con effetti contrastanti. Dopo un inizio troppo pieno di elementi, figure, metafore, simboli, parole, gesti e canzoni, troppi elementi apparentemente lontani tra loro che non torneranno tutti al proprio posto nel tentativo finale di conciliazione, la narrazione si fa più penetrante e ficcante.
La forte denuncia di tutte le guerre e della loro irrazionalità, il grido dell’umanità stanca di tutta questa barbarie arrivano diretti e netti, distinguibili ad ogni orecchio e ad ogni coscienza.
Meno efficace, invece, la rappresentazione degli effetti di questa situazione nel microcosmo dei due amanti
Una rosa è una rosa, è una rosa è una rosa non significa solo che le cose sono quello che sono, ma anche che il più semplice nome può dare luogo ad una serie di associazioni, di immagini e di emozioni connesse tra di loro per assonanza o dissonanza, significato e significante, metafora o allegoria, o anche per stimoli che evocano pensieri analoghi o comunque in qualche modo uniti.

Sabrina Jorio porta sul palco tutto questo, in un testo difficile, con uno spirito di rappresentazione forte, personale e comunicativo, “occhi negli occhi”.

Link: http://www.flaminioboni.it/rose-is-a-rose-is-a-rose-is-a-rose-teatro-lo-spazio-20-ottobre-2015-prima/

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