MAPPA DEI TEATRI GEOPOLITICI

Zone calde e crisi permanenti: contenimento, deterrenza, logoramento

Lo scenario globale non è attraversato da un’unica grande guerra, ma da una rete interconnessa di conflitti a bassa intensità, crisi permanenti e destabilizzazioni controllate.

Questa sezione esplora i principali “teatri operativi” del disordine geopolitico, dove si gioca il contenimento delle potenze, il logoramento delle economie e la sperimentazione di nuove strategie di potere.

Ogni teatro è una zona grigia: militare e mediatica, economica e simbolica, sempre più ibrida.

La mappa

📌 Ucraina / Mar Nero
📖 Linea di frizione tra Russia e NATO, teatro di guerra convenzionale e sperimentazione ibrida. Crocevia tra Eurasia, sicurezza energetica e dominio informativo

📌 Israele–Palestina
📖 Conflitto asimmetrico permanente, teatro simbolico globale. Scontro territoriale, mediatico e ideologico al centro delle fratture tra Nord e Sud del mondo

📌 Iran e Stretto di Hormuz
📖 Punto critico dell’equilibrio globale: incrocio tra energia, deterrenza nucleare e guerra per procura. Uno dei choke point più strategici del pianeta

📌 Sahel e Sudan
📖 Zona grigia tra terrorismo, golpe, neocolonialismo e interessi estrattivi. Frattura tra Africa francofona e nuovi attori globali

📌 Taiwan / Mar Cinese Meridionale
📖 Fronte strategico del confronto USA–Cina: tra sovranità contesa, guerra tecnologica e controllo delle rotte commerciali del XXI secolo

📌 Mar Rosso / Oceano Indiano
📖 Corridoio strategico globale sotto pressione: commercio, logistica, sabotaggi e guerre ibride tra Medio Oriente, Africa e Asia meridionale

📌 Caucaso / Nagorno-Karabakh
📖 Regione cerniera tra Russia, Turchia e Iran. Frattura etnico-territoriale riattivata e riconfigurata sotto nuove egemonie regionali

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Sintesi
Dall’annessione della Crimea (2014) all’invasione del 2022, l’Ucraina è il fulcro della riconfigurazione dell’ordine europeo. Il conflitto coinvolge mezzi convenzionali, droni, propaganda, sanzioni e cyberwar.
Il Mar Nero è diventato un campo strategico per rotte commerciali, corridoi energetici e controllo navale.

Background
Il terreno era già instabile: rivoluzione di Euromaidan, insurrezione nel Donbass, presenza della flotta russa a Sebastopoli. Con la guerra del 2022, il conflitto diventa globale: coinvolge intelligence, logistica NATO, big tech e finanza.
Il blocco navale e gli attacchi alle infrastrutture nel Mar Nero hanno avuto ripercussioni su catene alimentari e trasporti mondiali.

Analisi critica
È la guerra più tecnologicamente integrata della storia recente: satelliti, social media, IA militare e crowdsourcing bellico.
L’Ucraina diventa al contempo alleato e laboratorio: test per nuove forme di intervento, addestramento e comunicazione di guerra.

Fonti
RAND Corporation, ISW, Bellingcat, OSCE, War on the Rocks, Foreign Affairs, Al Jazeera Investigations

🔗 Collegamenti consigliati:

  • Attori → Five Eyes, NATO, Palantir

  • Scenari → Guerra proxy, Guerra informativa, Asimmetrie euroasiatiche

  • Sovrani Invisibili → DARPA, think tank militari, reti strategiche ucro-atlantiche

Sintesi
La guerra esplosa nell’ottobre 2023 tra Israele e Hamas segna una nuova soglia di intensità. Raid, bombardamenti, ritorsioni, blackout informativi e scontri diplomatici si sovrappongono a una crisi umanitaria senza precedenti.
Il conflitto si estende a Gaza, Cisgiordania, Libano, Mar Rosso e cyberspazio, polarizzando il dibattito internazionale.

Background
Il conflitto israelo-palestinese dura da oltre 75 anni. Ma dal 2023 cambia scala e narrazione: Israele adotta una strategia di distruzione totale a Gaza, con supporto militare e diplomatico occidentale. I paesi arabi e la “coalizione del Sud globale” denunciano il doppio standard dell’Occidente.

Analisi critica
È il conflitto più ipermediatizzato e sorvegliato della storia recente, ma anche il più manipolato.
Diventa uno specchio delle diseguaglianze globali, un test della tenuta dell’ordine liberale, e uno spartiacque tra vecchi e nuovi schieramenti geopolitici.

Fonti
+972 Magazine, B’Tselem, Al Jazeera, Amnesty International, Foreign Policy, The Intercept, International Crisis Group


🔗 Collegamenti consigliati:

  • Attori → AIPAC, Hezbollah, intelligence israeliana, lobby cristiano-evangelica USA

  • Scenari → Guerra urbana, polarizzazione internazionale, diritto sospeso

  • Sovrani Invisibili → Industria militare israeliana, think tank securitari, media e guerra informativa

Sintesi
Lo scontro tra Iran e asse occidentale si gioca su più piani: nucleare, cyberattacchi, sabotaggi navali, milizie alleate e controllo dei flussi energetici. Il Golfo diventa campo di tensione permanente, con attori diretti e per procura.
Il 20% del petrolio mondiale transita dallo stretto.

Background
Da decenni sotto sanzioni, l’Iran ha sviluppato una strategia asimmetrica: uso della deterrenza indiretta (Hezbollah, Houthis, Hashd al-Shaabi), sviluppo missilistico e capacità di blocco navale.
Le “pressioni massime” USA e gli accordi saltati (JCPOA) hanno reso instabile ogni tentativo di normalizzazione.

Analisi critica
Il Golfo Persico è un teatro a geometria variabile: petrolio, religione, cybersecurity, droni, diplomazia ibrida.
L’Iran agisce come attore sistemico di disturbo, ma anche come laboratorio di resilienza contro la globalizzazione neoliberale.

Fonti
Chatham House, Stratfor, Middle East Eye, SIPRI, GlobalSecurity.org, The Axis of Resistance (Al Akhbar)


🔗 Collegamenti consigliati:

  • Attori → IRGC, Mossad, CENTCOM, milizie sciite

  • Scenari → Guerra per procura, destabilizzazione strategica, sanzioni come arma geopolitica

  • Sovrani Invisibili → Think tank israeliani, lobbying USA–Israele, alleanze energetiche extra-statali

Sintesi
Dal Mali al Niger, fino al Sudan, il Sahel è diventato un arco di instabilità permanente: colpi di stato, guerre civili, gruppi jihadisti, ingerenze straniere. La presenza francese è contestata, i mercenari russi avanzano, e le élite locali oscillano tra repressione interna e alleanze tattiche.

Background
Dopo la caduta di Gheddafi, le armi affluiscono verso sud. Le missioni francesi (Serval, Barkhane) si alternano con l’ONU e il G5 Sahel, ma il controllo del territorio sfugge. La guerra in Sudan nel 2023 riaccende vecchie linee etniche, religiose e geopolitiche.

Analisi critica
Il Sahel è un campo di prova per il post-colonialismo militarizzato: governance frammentate, attori esterni in competizione (Francia, Russia, Turchia, Cina, USA), risorse contese.
Più che ordine, si produce un’instabilità amministrata, funzionale al controllo delle risorse e dei flussi migratori.

Fonti
Crisis Group Africa, Le Monde Diplomatique, African Arguments, ACLED, Jeune Afrique, BBC Africa Eye


🔗 Collegamenti consigliati:

  • Attori → Wagner Group, Eserciti nazionali, ONU, Françafrique

  • Scenari → Guerra a bassa intensità, collasso statuale, militarizzazione delle risorse

  • Sovrani Invisibili → Compagnie estrattive, contractor privati, reti di influenza post-coloniale

Sintesi
Taiwan è il baricentro simbolico e tecnologico dello scontro tra Washington e Pechino.
Nel Mar Cinese Meridionale, la Cina militarizza atolli artificiali, rivendica aree marittime contese e lancia manovre navali. Gli USA rispondono con alleanze regionali (AUKUS, QUAD) e pattugliamenti strategici.

Background
Dal 1949, Taiwan è una zona “autonoma” rivendicata da Pechino. Ma con la crescita cinese, la questione si riattiva.
I chip di TSMC rendono l’isola cruciale per l’economia globale. Il Mar Cinese diventa l’epicentro di tensioni tra diritto internazionale, deterrenza militare e guerra commerciale.

Analisi critica
Non è solo un conflitto potenziale: è una guerra latente tra ordini mondiali alternativi.
L’integrazione tra tecnologie dual-use (civile/militare), catene logistiche e diplomazia coercitiva segna una nuova fase: quella della “guerra in tempo di pace”.

Fonti
CSIS, RAND Asia-Pacific, The Diplomat, Nikkei Asia, South China Morning Post, SIPRI


🔗 Collegamenti consigliati:

  • Attori → PLA (Esercito Popolare Cinese), US Navy, TSMC, QUAD, AUKUS

  • Scenari → Guerra ibrida, deterrenza navale, controllo tecnologico

  • Sovrani Invisibili → Big Tech taiwanese, lobbying militare USA, intelligence satellitare

Sintesi
Dal Canale di Suez allo Stretto di Bab el-Mandeb, il Mar Rosso è diventato un teatro di tensione costante.
Nel 2023–2024, gli attacchi Houthi alle navi commerciali e i raid USA-UK contro lo Yemen hanno riattivato la militarizzazione dell’area, compromettendo le rotte tra Europa e Asia. L’India rafforza la sua presenza nell’Oceano Indiano, mentre la Cina consolida porti strategici.

Background
Il Mar Rosso è crocevia della Belt and Road Initiative cinese, della presenza navale USA, e delle ambizioni regionali iraniane e saudite. La guerra nello Yemen e la crisi a Gaza hanno riacceso il fronte marittimo.
Il passaggio di dati e merci è vulnerabile: cavi sottomarini, superpetroliere, traffici critici.

Analisi critica
Questo teatro mostra come la logistica globale sia diventata vulnerabile e politicizzata.
Non solo guerra navale: siamo in presenza di guerra cognitiva (propaganda), asimmetria strategica (drone navali), e deterrenza economica (aumento assicurazioni e deviazione rotte).

Fonti
International Maritime Security Construct, Al Jazeera English, SIPRI, Jane’s Defence Weekly, Red Sea Project – University of Exeter


🔗 Collegamenti consigliati:

  • Attori → Houthi, US Fifth Fleet, IRGC Navy, Saudi Royal Navy

  • Scenari → Disruption logistica, guerra navale a bassa intensità, guerra ibrida inter-regionale

  • Sovrani Invisibili → Compagnie di shipping, reti cibernetiche sottomarine, intelligence commerciale

Sintesi
Il conflitto tra Armenia e Azerbaigian nel Nagorno-Karabakh è riesploso nel 2020 e si è concluso con una nuova vittoria azera nel 2023.
La Russia perde influenza, la Turchia avanza, Israele fornisce armamenti, e l’Iran osserva con crescente allarme. La regione diventa laboratorio per la guerra con droni, disinformazione e diplomazia transazionale.

Background
Il Karabakh è una zona contesa fin dalla fine dell’URSS. Dopo la guerra del 2020, i russi schierano “peacekeeper”, ma la loro capacità di controllo si indebolisce con la guerra in Ucraina.
Nel 2023, l’Azerbaigian riprende il controllo del territorio, provocando un esodo armeno e tensioni transfrontaliere con l’Iran.

Analisi critica
Il Caucaso è un microcosmo delle nuove guerre regionali: fluide, mediate, multi-attore.
L’occidente è quasi assente, la Russia è indebolita, e la Turchia si posiziona come arbitro.
La posta in gioco: pipeline energetiche, identità nazionali e accesso all’Asia centrale.

Fonti
Caucasus Analytical Digest, Eurasianet, Crisis Group Caucasus Briefings, Chatham House Russia-Eurasia Programme, Al Monitor


🔗 Collegamenti consigliati:

  • Attori → Russia, Turchia, Azerbaigian, Armenia, Iran

  • Scenari → Conflitto etno-territoriale, guerra con droni, riequilibrio eurasiatico

  • Sovrani Invisibili → Lobbies armamentistiche regionali, media pan-turchi, contractor turchi e israeliani

🧭 Fronte geopolitico: i teatri chiave

Attualmente nel mondo sono in corso oltre 50 conflitti armati, il numero più alto dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Questa mappa testuale evidenzia i principali, divisi per intensità e scenario.

La lista è ancora più lunga e sarebbe bene inserirla tutta per non dimenticare e prendere una coscienza sempre maggiore.
Lo sconvolgente numero delle vittime è un aspetto al quale vanno aggiunti mutilazioni, sfollamenti, fame, malattie, carestie.
Centinaia di milioni di persone la cui vita ha un valore relativo, molto vicino al “nessun valore”.

Acquisire una coscienza maggiore su questi dati ci offre la possibilità di analizzare con maggiore consapevolezza lo scenario globale e comprendere fenomeni che dalle nostre parti diventano strumenti di propaganda politica.

🇺🇦 Ucraina

Protagonisti: Russia vs Ucraina

Durata: 2014–oggi

Intensità: 🔴 Alta

Vittime: >500.000

🇵🇸 Gaza

Protagonisti: Israele vs Hamas

Durata: 2023–oggi

Intensità: 🔴 Alta

Vittime: >60.000

🇸🇩 Sudan

Protagonisti: SAF vs RSF

Durata: 2023–oggi

Intensità: 🔴 Alta

Vittime: >150.000

🇲🇲 Myanmar

Protagonisti: Esercito vs forze civili

Durata: 2021–oggi

Intensità: 🔴 Alta

Vittime: >50.000

🌍 Sahel

Protagonisti: Gruppi jihadisti vs eserciti locali

Durata: 2012–oggi

Intensità: 🟠 Media

Vittime: >30.000

🇾🇪 Yemen

Protagonisti: Houthi vs coalizione saudita

Durata: 2015–oggi

Intensità: 🔴 Alta

Vittime: >377.000 (dirette e indirette)

🇹🇼 Taiwan

Protagonisti: Cina vs autodeterminazione taiwanese

Durata: latente – tensione strategica

Intensità: 🟡 Latente

Vittime: nessuna (attuale)

🏔️ Caucaso

Protagonisti: Armenia vs Azerbaigian

Durata: 2020–2023 (post-Karabakh)

Intensità: 🟠 Media

Vittime: >7.000

🇸🇾 Siria

Protagonisti: Regime, milizie, gruppi etnici

Durata: 2011–oggi (fase post-bellica)

Intensità: 🟠 Media (residua)

Vittime: >500.000 (storico)

🇭🇹 Haiti

Protagonisti: Bande armate vs popolazione/stato

Durata: 2018–oggi

Intensità: 🟠 Alta criminalità/assenza statale

Vittime: >20.000

🇦🇫 Afghanistan

Protagonisti: Talebani, ISIS-K, resistenze locali

Durata: 2021–oggi

Intensità: 🟠 Media

Vittime: >30.000/anno (stima 2022)

🇻🇪 Venezuela

Protagonisti: Governo Maduro vs opposizione/popolo

Durata: 2014–oggi

Intensità: 🟡 Latente (crisi sociale repressa)

Vittime: centinaia – migliaia (indirette)

🌍 Paesi coinvolti

Afghanistan, Sudan, Ucraina, Siria, Yemen, Russia, Israele, Palestina, Myanmar, Repubblica Democratica del Congo, Etiopia, Mali, Niger, Burkina Faso, Somalia, Repubblica Centrafricana, Camerun, Eritrea, Libia, Nigeria, Iran, Iraq, Libano, Pakistan, Turchia, Armenia, Azerbaigian, Taiwan, Cina, Stati Uniti, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Egitto, Tunisia, Venezuela, Haiti, Colombia, Filippine, Indonesia, Thailandia, Mozambico.

🧠 Riflettiamo insieme
Ogni teatro di crisi globale parla anche della nostra democrazia:
  • Se le scelte dei governi vengono prese altrove, che fine ha fatto la sovranità popolare?
  • Come possiamo decontaminare le narrazioni che ci vengono imposte?

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