Aria pesante nei salotti televisivi italiani, fatta di poltrone di velluto e indignazioni di plastica. I protagonisti dei talk show, sedicenti intellettuali, si agitano spesso per provare a rimuovere la polvere subalterna che rappresentano.
Ultimo in ordine di apparizione: Corrado Augias, moralista d’ordinanza, che ha puntato il dito contro Jannik Sinner, colpevole, a suo dire, di non pagare le tasse in Italia [Estratto articolo]. Un’accusa che ha il retrogusto acre del populismo borghese/benpensante/fascista e la leggerezza con cui si maneggiano concetti complessi in contesti troppo comodi.
Il bersaglio è perfetto: giovane, di successo, educato, discreto e poco incline al pettegolezzo, Sinner diventa così il simbolo da abbattere per riconquistare una qualche superiorità morale. Ma è proprio qui che la moralitas augiana si manifesta in tutta la sua ipocrisia e testimonia l’incapacità (o la mancanza di volontà) di leggere la realtà attraverso un ragionamento di sistema.
Jannik Sinner non è un evasore. Non è un furbetto che percepisce migliaia di euro di stipendi RAI anche senza fare niente come succede a molti colleghi di Augias. Ha scelto, come fanno tanti sportivi internazionali, un sistema fiscale più sostenibile.
Non ultimo, Sinner è un autentico ambasciatore del made in Italy ed è un generatore di indotto da milioni di euro che rimane e circola nel nostro Paese: sponsor, prodotti sportivi, scuole di tennis, eventi. Se vogliamo discutere della fiscalità degli sportivi, facciamolo con onestà intellettuale, ma evitiamo la gogna di Stato a orologeria.
Invece, nella Demagogìaugias tutto si risolve con un’inquadratura, una sentenza ben confezionata, una pausa ad effetto. Si parla in salotto, ci si indigna in serie. Gli ospiti dei talk show si alternano come figurine di un album sempre più sbiadito, dove l’opinione vale quanto il tempo di esposizione in video. E così Corrado Augias, figura rispettata e colta, finisce per cadere nello stesso circolo vizioso che lui stesso, anni fa, avrebbe probabilmente denunciato.
Ma c’è di più. Questo tipo di moralismo non solo è inefficace: è dannoso. Crea un clima da inquisizione mediatica, dove il dibattito si trasforma in spettacolo e le questioni serie vengono ridotte a meme morali. La questione fiscale in Italia meriterebbe un confronto adulto, strutturale, che coinvolga davvero chi decide le regole del gioco. Non una scarica d’applausi da pubblico televisivo.
Augias fa un’analisi identitaria che rasenta il “test di italianità”, basandosi su lingua parlata, residenza, comportamenti e addirittura l’origine etnica del padre. È un’impostazione superficiale e divisiva, che evoca categorie premoderne (quasi etniche) e contrasta con i valori della Repubblica, che si fonda su cittadinanza, merito, diritti e doveri, non su “quanto ti senti italiano”.
Purtroppo per loro, il nostro tennista trasmette valori positivi e lo fa grazie all’impegno, al talento e alla riservata serietà che egli sa ben rappresentare.
Uno scenario opposto allo “starnazzare” inutile dei mediocri frequentatori dei divanetti da opinione che, come misere figurine, ruotano a ripetizione (sempre i soliti 10-15) nelle varie e vuote trasmissioni tv. Senza rendersi conto di quanto siano diventati ridicoli.
In fondo, il problema non è se Sinner sia italiano “abbastanza”. Il problema è che la sua serietà silenziosa smaschera il chiacchiericcio di chi da anni si aggrappa a poltrone mediatiche come fossero una missione etica.
Chi misura l’identità in spaghetti e inviti al Quirinale confonde l’essere cittadini con l’essere marionette del costume nazionale. Sinner non è un italiano scolorito: è un cittadino di un’Italia che funziona. È l’Italia dei suoi critici, semmai, a sembrare ogni giorno più sbiadita.
E se ci fosse un fisco sulle banalità da talk show, la Augias Lex dovrebbe restituire molto più di quanto pretende.
Sinner è un vero numero 1 e gioca a tennis. Vince. Guadagna. Ma restituisce anche valore, immagine, orgoglio a un Paese che troppo spesso preferisce la retorica miserabile dell’invidia alla cultura del merito.
La vera stalla da pulire, oggi, non è quella di Sinner: è quella dei talk show trasformati in tribunali morali.
Non è Sinner che dovrebbe cambiare Paese e speriamo che tanti giovani seguano, nei diversi contesti, il suo esempio.
Forse siamo noi che dovremmo cambiare canale e orientarci verso contenuti e persone di qualità.
SP
17 maggio 2025
Corrado Augias per “la Repubblica” – Estratti
“(…) Sinner resta un “italiano” riluttante, alcuni episodi sono stati particolarmente sgradevoli, per esempio quando il presidente Mattarella lo invitò al Quirinale per congratularsi e lui scansò la visita per eccessiva stanchezza. Il giorno dopo era a sciare sulle sue montagne. Non altrettanto è accaduto col papa Leone anche se l’invito in Vaticano è arrivato nel giorno di riposo di un difficile torneo.
“A casa parliamo tedesco”, ha confessato l’atleta; si può capire. Nato a San Candido (Innichen) Jannik quando è libero vive con la famiglia a Sesto, paesino aggrappato alle montagne, al di là del crinale comincia l’Austria, la maggior parte degli abitanti, richiesta di una dichiarazione, non nasconde di sentirsi austriaca un secolo e passa dopo quel fatale 1918 in cui il Tirolo meridionale venne assegnato al Regno d’Italia. Lo stesso papà di Sinner, del resto, parla un italiano stentato conoscendone solo poche parole.
Ho lasciato per ultima la maggiore ragione di perplessità: il giovane prodigio non paga le tasse, ha la residenza a Montecarlo dove gode di una fiscalità irrisoria. L’obiezione è che tutti i tennisti e altri atleti di grande rango lo fanno.
Non è una scusante perché in varie occasioni Jannik ha dimostrato di essere un ragazzo di animo gentile, si è scusato con un raccattapalle, ha offerto aiuto a un avversario scivolato a terra, ha offerto l’ombrello in un momento di pioggia, gesti spontanei, sintomi di una delicatezza insolita.
Sulle tasse però non c’è gentilezza che tenga, in un torneo si direbbe che Montecarlo batte Italia 6-0,6-0. In breve, Jannik resta un italiano per caso, figlio dell’ambigua situazione di quella provincia di Bolzano dove domenica prossima andrà al voto di ballottaggio il capoluogo Bolzano.
Nel primo turno Juri Andriollo, centrosinistra, ha avuto meno voti del candidato del centrodestra Claudio Corrarati – rispettivamente 27,3 contro 36,3.
Tutto, quindi, dipenderà dall’atteggiamento della SVP (Südtiroler Volkspartei) che è stata storicamente una alleata del centro sinistra anche con i suoi delegati in parlamento; questa volta però ha lasciato libertà di coscienza ai suoi elettori influenzando pesantemente il voto a favore del centro destra.
(…) Popolare e amato era un altro grande atleta, Gustav Thoeni, altoatesino puro sangue, potremmo dire. A Sinner si rimprovera di essersi troppo italianizzato, di fare la pubblicità agli spaghetti, in sostanza di aver tradito le sue origini.
Poiché noi potremmo dire lo stesso di lui, cioè di essere un italiano un po’ scolorito, ecco concretarsi il destino di questo giovane uomo di rimanere a metà come la terra in cui è nato. Però le tasse potrebbe pagarle, se non altro per compensare l’affetto di cui nella penisola i tifosi lo circondano.”
è una vergogna attaccare un campione così. Sottoscrivo tutto quello che hai scritto
Talkshow sono pieni di tromboni che si parlano addosso. Inguardabili