Una volta i ricercatori stavano nei laboratori e i medici negli ospedali. Capitanati dal “faziesco” Burioni hanno invaso i talk show. E non abbiamo capito più niente.
Una volta esistevano i vaccini.

Ci dicono dello straordinario lavoro da parte dei ricercatori che in pochi mesi hanno creato un vaccino che ci salverà dalla pandemia.
È un vaccino che funziona al 95%. Ma c’è chi dice al 60%. Però in certe condizioni potrebbe non funzionare. Potremmo stabilire una media del 75%. Soprattutto per le persone più anziane. No, per la fascia fino ai 55 anni. Entro pochi mesi raggiungeremo l’immunità di gregge. Tuttavia potrebbe volerci molto di più. Arriveranno 100 milioni di dosi in 6 mesi. Ce n’è uno nuovo che arriva all’80%. Le dosi verranno scaglionate in un altro modo. Avremo un tot di dosi che però al momento non possiamo quantificare. Non è proprio una copertura ma in parte potrebbe immunizzarci. Per un anno. Per sei mesi. Per 18 mesi. Per 6 settimane. Per due anni.

Mi ricordo che quando facevamo il vaccino antipolio eravamo certi che la poliomielite non ci sarebbe venuta. Punto.
Si chiama vaccino perché ha una funzione e un effetto, ambedue accertate, altrimenti è un’altra cosa, ha un altro nome e per spiegarmelo dovrai usare troppe parole.
Se mi inietti una sostanza nell’organismo e mi aggiungi 300 premesse non so più cosa pensare.
Se poi queste premesse diventano uno spettacolo di varietà, mi deprimo un po’ ma poi mi rassegno perché in questa società vivo e non c’è nulla da fare. O forse qualcosa ci sarebbe da fare.
Spero vivamente che il vaccino ci salvi dalla pandemia ma se devo essere sincero, la pandemia mi interessa relativamente.

Un sistema, da tempo moribondo, sta implodendo e nella sua disperazione prova a scommettere su strategie che hanno fatto tanti danni e che ormai sono inutili.
Si sta facendo strada un termine più appropriato: sindemia.
Da un mese a questa parte, aggiungo finalmente, si sta diffondendo la consapevolezza che quello che stiamo vivendo è una frattura storica molto più profonda di quello che viene rappresentato sui media.
La sindemia è una pestilenza complessa. Viene diffusa attraverso l’inquinamento, favorita dai disboscamenti, ingigantita dai modi di produzione.
La sindemia è una pestilenza complessa. Viene diffusa grazie all’inaridimento delle coscienze e alla diffusione di una cultura che ci rende ignoranti e storditi.
La sindemia è una pestilenza complessa. Si propaga cavalcando l’approssimazione e l’illegalità. Prende forza dall’assenza delle idee e si ciba con le disuguaglianze.

La Storia ci ha fatto un (brutto) regalo e non ce l’ha fatto consegnare da Babbo Natale. Sta cercando in tutti i modi di mostrarci la barbarie in cui ci siamo beatamente infilati. Ci sta svelando quanto siamo divisi e rivali, sempre schierati ciecamente e passivamente da una parte o dall’altra.
Quella Signora lì, sempre la Storia, ci sta chiedendo di cambiare passo e di tornare umani.

E questo vuol dire scegliere di riprenderci la vita e allontanarci dalle rappresentazioni della vita stessa e dai mille teatrini per cui facciamo il tifo.

Stefano Pierpaoli
01/02/2021

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