Usa e Italia: declini convergenti
Polarizzazione, sfiducia, populismo: i punti in comune (e le differenze) tra due crisi parallele
La crisi sistemica globale
Nel mondo contemporaneo stiamo assistendo a un progressivo sgretolamento delle fondamenta che hanno retto l’ordine democratico liberale negli ultimi decenni.
La crisi non è solo politica, ma sistemica: coinvolge il modello economico, la rappresentanza istituzionale, il patto sociale, e persino il significato stesso di “verità” in una società dell’informazione polarizzata.
A tutto questo dobbiamo aggiungere il progressivo aumento dell’analfabetismo funzionale e la conseguente perdita di strumenti interpretativi in seno alla popolazione.
Globalizzazione, iperfinanziarizzazione e disintermediazione tecnologica hanno generato concentrazioni di potere e ricchezza senza precedenti.
Le istituzioni democratiche — nate per rappresentare la volontà popolare — faticano a reggere l’urto di interessi transnazionali, piattaforme digitali incontrollate e nuove forme di manipolazione sociale.
I fenomeni chiave? La crescente (e giustificata) sfiducia nelle élite, la delegittimazione della stampa, il crollo della classe media, la diffusione della disinformazione algoritmica e la tendenza di molti governi a utilizzare l’insicurezza percepita come alibi per derive autoritarie. La pandemia ha accelerato questi processi. Le guerre in Ucraina e Medio Oriente, insieme alle crisi migratorie e climatiche, hanno aggiunto combustibile a un fuoco già acceso.
USA – Italia: dinamiche convergenti
Gli Stati Uniti rappresentano un laboratorio estremo del collasso democratico. L’Italia, pur con un sistema diverso, mostra dinamiche sorprendentemente convergenti, sebbene meno drammatiche (per ora). In entrambi i paesi:
- si assiste a un crollo della fiducia nelle istituzioni rappresentative;
- la polarizzazione si è trasformata in odio politico-tribale;
- le classi dirigenti sono percepite come autoreferenziali, corrotte o scollegate dalla realtà;
- emergono narrazioni identitarie, nostalgiche o cospirazioniste, come risposta a un senso diffuso di perdita.
Negli USA il fenomeno è amplificato da fattori strutturali: federalismo forte, diritto costituzionale delle armi, potere dei singoli stati, sistema bipartitico esasperato. Ma anche in Italia cresce la tentazione di bypassare i meccanismi democratici, attraverso decreti-legge, riforme costituzionali aggressive, controllo mediatico e restringimento del dissenso.
La differenza fondamentale è che l’America è già in una fase esplosiva, mentre l’Italia resta in uno stato di implosione lenta.
Parallelo USA - Italia: dinamiche convergenti
Quadro concettuale: la crisi sistemica globale
Prima di entrare nel dettaglio Italia-USA, va chiarito che la degenerazione democratica è oggi transnazionale e si alimenta da:
- 🌍 Globalizzazione asimmetrica → disuguaglianze economiche crescenti, perdita di sovranità nazionale.
- 🧠 Crisi epistemica → sfiducia generalizzata nella verità condivisa (complottismo, media polarizzati).
- 💣 Erosione del patto sociale → classi medie impoverite, giovani precari, élite distaccate.
- 🧱 Svuotamento delle istituzioni → le democrazie formali sopravvivono, ma senza partecipazione reale.
- 📱 Tecnologie disintermedianti → social media che bypassano istituzioni e costruiscono bolle cognitive.
Questi fenomeni si manifestano con caratteristiche proprie nei vari contesti
Fattori sistemici
Polarizzazione politica/identitaria
USA | Italia |
Bipartitismo tossico, ideologico, | Frammentazione ideologica e identitaria nord/sud, giovani/anziani, urbani/periferie |
In Italia manca la stessa radicalità bipolare, ma esiste polarizzazione valoriale crescente |
Declino della fiducia istituzionale
USA | Italia |
Profonda, soprattutto verso Congresso e Presidenza | Altissima verso Parlamento, partiti, giustizia, media |
In Italia si è tradotta in astensionismo record |
Disuguaglianze economiche
USA | Italia |
Estreme, ma con tecnologie e innovazione compensative | Crescenti, con stagnazione salariale, precarietà e calo mobilità sociale |
In Italia la disuguaglianza è più generazionale e territoriale |
Sfiducia nel processo elettorale
USA | Italia |
Alta: contestazioni su brogli, legittimità dei risultati | Minore, ma forte senso di inutilità del voto |
Negli USA è attiva e minacciosa, in Italia è apatica e corrosiva |
Partiti populisti e anti-sistema
USA | Italia |
Trump, MAGA, milizie, complottismo QAnon | M5S, Lega, Fratelli d’Italia, crescente sfiducia nei tecnici |
In Italia il populismo è più fluido, ma si nutre dello stesso humus |
Erosione dei media tradizionali
USA | Italia |
Crollo di credibilità, ascesa di Fox News, social info-bubble | Crisi dell’editoria, ascesa di influencer, polarizzazione su TV |
In entrambi i casi, |
Gruppi armati o milizie?
USA | Italia |
Sì, diffusi e organizzati (Proud Boys, Oath Keepers) | No, ma crescente tolleranza verso simboli e discorsi neofascisti |
In Italia la violenza è simbolica, verbale, episodica, ma in crescita |
Differenze strutturali che rallentano (per ora) il collasso italiano
Perché, nonostante tutto, l’Italia non è ancora precipitata in un ciclo apertamente autoritario o insurrezionale? Alcuni fattori strutturali fungono da freno:
- Sistema multipartitico e parlamentarismo proporzionale: anche se spesso paralizzante, questo sistema frammenta il potere, impedendo concentrazioni egemoniche troppo rapide.
- Cultura del compromesso (residua): l’Italia, per necessità storica, ha sviluppato una tradizione di governi di coalizione, che obbligano ancora a forme di mediazione.
- Costituzione rigida e antifascista: pur sotto attacco, resta un baluardo normativo e simbolico che limita certi scivolamenti.
- Presenza di un’opinione pubblica critica e diffidente: l’italiano medio non ha mai nutrito una fiducia cieca nello Stato, nei media o nei partiti. Questo cinismo diffuso, paradossalmente, agisce anche da barriera contro derive totalizzanti.
A rallentare l’implosione italiana contribuisce anche il fatto che la polarizzazione interna, pur crescente, si sia sviluppata per gradi e in forme meno estreme rispetto agli Stati Uniti. Tuttavia, è importante ricordare come l’inizio di una polarizzazione binaria in Italia possa essere fatto risalire agli anni ’90, dopo Tangentopoli e il crollo della Prima Repubblica.
In quel decennio si affermò una nuova frattura comunicativa e politica, costruita su dicotomie sempre più marcate: con o contro la magistratura, pro o contro i “comunisti”, a favore dei politici di professione o degli outsider imprenditori. L’ascesa di Silvio Berlusconi fu il simbolo più evidente di questa nuova narrazione divisiva (Diamanti, 2009).
Nel tempo, questi assi di conflitto si sono riformulati, ma hanno mantenuto una struttura binaria che ha alimentato sfiducia e radicalizzazione. A contribuire alla deriva è stato anche il ruolo dell’informazione: sempre più subalterna agli input del potere, ha progressivamente abdicato alla sua funzione terza e indipendente. La mediatizzazione della politica ha prodotto spettacolarizzazione e semplificazione, favorendo la polarizzazione a scapito del confronto razionale (Hallin & Mancini, 2004; Mazzoleni, 2012).
Tuttavia, questi elementi di stabilità sono sempre più indeboliti. E quando le strutture democratiche reggono solo per inerzia o abitudine, il passo verso il collasso può diventare molto breve.
Se l’italica indifferenza può talvolta costituire un argine all’autoritarismo, è pur vero che l’antico connubio tra servilismo e ignoranza continua ad alimentare quegli impulsi collettivi che spingono il popolo bue tra le braccia del capo di turno.
Sintomi attuali di degenerazione democratica in Italia
La malattia, insomma, è presente. Tra i sintomi più evidenti:
- Astensionismo record: alle elezioni politiche 2022, oltre il 36% degli italiani non ha votato. Alle amministrative, in certi territori, l’affluenza crolla sotto il 50%.
- Democrazia a colpi di fiducia: l’abuso del voto di fiducia in Parlamento rende il dibattito una formalità.
- Attacco all’autonomia della magistratura e del giornalismo: intimidazioni, pressioni e delegittimazioni mirate.
- Riforme istituzionali sbilanciate: l’autonomia differenziata e il premierato rafforzato rischiano di compromettere l’equilibrio tra poteri e la coesione nazionale.
- Occupazione sistematica della RAI e compressione del pluralismo informativo.
- Retoriche sovraniste e semplificazioni tossiche: la politica si fa spettacolo, il linguaggio si appiattisce, il dibattito diventa tifoseria.
Sono fenomeni meno spettacolari rispetto all’assalto a Capitol Hill, ma non per questo meno pericolosi: una crisi silente è più difficile da riconoscere e combattere.
La convergenza nel declino
Il collasso democratico, nel mondo occidentale, non si manifesta con un colpo di Stato, ma con un logoramento lento, strisciante, apparentemente legale. La convergenza nel declino tra Stati Uniti e Italia non è lineare, ma reale: stesse cause profonde, stessi segnali di allarme, esiti diversi ma solo per ora.
Se non riconosciamo i segni premonitori – sfiducia, diseguaglianza, delegittimazione, polarizzazione – e non costruiamo una risposta politica, culturale e istituzionale seria, rischiamo di scoprire troppo tardi che la democrazia può morire anche senza che nessuno ne annunci la fase terminale.
Una morte lenta, apparentemente silenziosa, che conduce a un cerimoniale lugubre che si chiama repressione, assolutismo, dogma, manipolazione.
In una parola: totalitarismo.
E al funerale della democrazia, è bene tenerlo in mente, partecipano solo fantasmi.
Stefano Pierpaoli
30 maggio 2025
Note bibliografiche
Diamanti, I. (2009). Mappe dell’Italia politica. Laterza.
Hallin, D. C., & Mancini, P. (2004). Comparing Media Systems: Three Models of Media and Politics. Cambridge University Press.
Mazzoleni, G. (2012). La comunicazione politica. Il Mulino.
Crisi della democrazia: viaggio nel cuore della decadenza occidentale