Inclusione culturale

Dopo l’esperienza di co-produzione con la Rossellini & Associati per i film che hanno raccontato la malattia e la disabilità di Gil Rossellini, molte persone disabili contattarono Consequenze.
Denunciarono l’esclusione dal diritto di partecipare all’offerta culturale e chiesero di essere maggiormente rappresentate nel rapporto con Istituzioni e produttori di contenuti.
Dal 2008 cominciammo a lavorare per ottenere questo diritto e partimmo dall’accessibilità al cinema.
Per raggiungere un obiettivo che a quel tempo sembrava irrealizzabile, provammo a utilizzare i festival a vocazione popolare per promuovere con maggiore efficacia il difficile percorso che dovevamo svolgere.
Nel 2009 abbiamo realizzato al RomaFictionFest la prima programmazione di film con audiodescrizione e sottotitolazione. Questi particolari strumenti consentirono finalmente ai cittadini con disabilità sensoriale, persone cieche o sorde, di partecipare a un grande appuntamento che fino ad allora era stato per loro inaccessibile.

Nel 2010 raggiungemmo l’accordo con il Festival di Roma per inserire anche in questa rassegna alcune proiezioni accessibili e grazie alla collaborazione con gli organizzatori, in particolare la D.G. Francesca Via, siamo stati partner del Festival per alcuni anni.
Nel frattempo, grazie anche a questi successi, si stava aprendo un dialogo con le Istituzioni per far sì che questo diritto venisse finalmente riconosciuto anche in Italia.

La politica, non essendo noi organici/complici al sistema partitocratico, non ha mai sostenuto questa iniziativa e in alcuni casi ha cercato di ostacolare il lavoro che stavamo portando avanti.
Siamo orgogliosi però di aver ricevuto dalla Presidenza della Repubblica numerosi attestati di riconoscimento per l’opera che stavamo diffondendo in Italia.

Il 28 dicembre 2014, per la prima volta in Italia, realizzammo una proiezione Autism Friendly per i bambini (e le loro famiglie) nello spettro autistico.
Avevamo promesso a tanti genitori che quell’anno, durante le Feste di Natale sarebbero potuti andare al cinema con i loro bambini.
Il cartone animato “Un Gatto a Parigi” è stato il primo film proiettato nel nostro paese con il sistema di adattamento ambientale e venne presentato al Filmstudio, che nel frattempo era diventato un nostro quartier generale e che in seguito avremmo rilevato.

Anche in questo caso venimmo boicottati dalla politica e dai media e quando informammo ad esempio l’Assessorato al Sociale del Comune di Roma su questa iniziativa ci rendemmo conto che quasi ne avessero paura per i modi in cui tentavano di affossarla.
Tuttavia non riuscirono a fermarci né in questo specifico caso, che poi ripetemmo per alcuni mesi sempre al Filmstudio, ma nemmeno nella dimensione nazionale.
Grazie infatti al partenariato che intanto avevamo stretto con +Cultura Accessibile di Torino, ampliammo ancor di più la nostra sfera d’azione e negli anni successivi abbiamo proposto con Cinemanchìo oltre 1000 proiezioni accessibili, spettacoli teatrali e visite museali, diventando la realtà più attiva e rivoluzionaria mai esistita prima in Italia in questo settore.

Nel 2016, con +Cultura Accessibile, abbiamo fatto introdurre nella nuova Legge Cinema l’obbligo di accessibilità per i film finanziati in Italia.
Finalmente era stato inserito in una legge un diritto che a molti potrebbe sembrare scontato che prima di quella data non era riconosciuto malgrado la Costituzione sancisca con chiarezza che la fruizione culturale non ammette esclusioni.

Il fatto sconcertante è tuttavia che l’inclusione culturale, anche per coloro che non si ritengono disabili, sia considerata in Italia e sicuramente anche nello Yemen, un dettaglio insignificante e secondario.
Da oltre 4 anni giace, nell’ignoranza delle Istituzioni, una nostra proposta per rendere il cinema italiano davvero accessibile grazie a un modello efficiente e garantito.
Le Istituzioni cercano di ignorarlo perchè aprirebbe una riflessione generale sullo stato del diritto alla fruizione culturale.

Che è un diritto di tutti
Nessuno escluso
ma se la cultura tornasse a svolgere la sua funzione originaria, che è legata alla conoscenza, diventerebbe un gran problema per una classe dirigente di mezze figure e di cialtroni