Editoriali
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La percezione dell'apocalisse, in quanto epilogo finale, innesca meccanismi che spazzano via paradigmi e convenzioni. Di fronte alla catastrofe, i sentimenti e le emozioni vengono spinti lontano dalle regole civili e le traiettorie di questa evasione prendono direzioni eterogenee.

I sempre visibili al gran ballo della dopamina. Nel “Disagio della Civiltà”, Sigmund Freud descrive come l’individuo, procedendo nel suo percorso evolutivo, sia costretto a vivere forme di repressione che aumentano nel corso del tempo. Si tratta di costrizioni che provengono dall’ampliarsi della nostra sfera sociale e dalle compressioni emotive e affettive che ne derivano.

Siamo un popolo che in alcuni ambienti si dimostra rozzo, devoto e sottomesso. Negli anni ’20 eravamo anche analfabeti e disperatamente poveri.

Una ventata di nobile audacia ha squarciato il grigio cielo delle nostre paure. Grazie all’ardimentoso gesto di un gruppo di fieri combattenti, stiamo rivivendo l’appassionante epopea dei prodi girotondini. Sono trascorsi più di 20 anni, ma sembra ieri, da quando osservavamo entusiasti il valoroso e fervido avanzare di quei coraggiosi paladini della libertà.