ConvEmergenze

Autori, maghi e salotti nel paese dei balocchi

A Cannes portiamo sullo schermo i vizi italiani ben rappresentati dai due migliori registi di casa nostra (Garrone con Gomorra e Sorrentino con  Il Divo).
Nel frattempo, dalle emittenti e sui quotidiani parliamo poco di malapolitica e di camorra. Trascuriamo mafia e ‘ndrangheta, come fossero fenomeni organici con i quali convivere.
I nostri mali sono gli accampamenti Rom e le badanti prive di permesso. Accumuliamo “nuove” emergenze dopo averne ignorato l’esistenza per decenni. La mondezza ricopre un’intera regione. Diffuse testimonianze di disperazione giovanile vengono archiviate con noncuranza e l’assenza di futuro per milioni di ragazze e ragazzi diventa fattore marginale rispetto alle ultime esternazioni di Adriano Celentano.

Una prodigiosa ondata di convergenze si profila magicamente all’indomani di una lunghissima stagione di veleni che hanno indebolito l’Italia rendendo grottesco, volgare o stucchevole, a seconda dei casi, il nostro panorama istituzionale. Nei fatti abbiamo un governo di solidarietà (unità?) nazionale che tenta di gestire il tracollo prodotto dagli stessi uomini che si autoincaricano di risolverlo. Nessuna pregiudiziale e nessun commento. Non possiamo far altro che augurarci che ci riescano.

Noi ggente dela strada siamo alle prese con altri problemi: affitto, spesa, attese per analisi e ricoveri, istruzione allo sfascio, giustizia lenta e diseguale, precarietà, salari da fame e chi più ne ha più ne metta.
Siamo società civile e abbiamo il problema della quotidianità. Della sopravvivenza.

Alle incantevoli convergenze si aggiungono fusioni dal suggestivo tempismo e dichiarazioni di intenti che annunciano l’avvento di principi azzurri e cenerentole, in un paese delle meraviglie in cui gli orribili Shrek del potere diventano cavalieri senza macchia.

In questo fiabesco scenario non mancano naturalmente i paladini della cultura che ogni 365 giorni propongono la loro pozione magica per la difesa di qualcosa su cui già spadroneggiano.

Un anno fa la corporazione dei 100 autori raccolse 940 firme (da Ramona Badescu a Ray Lovelock e Nadia Bengala. Non firmarono né Sorrentino né Garrone) su un documento che venne presentato al Presidente della Repubblica.
L’allora Ministro dei Beni Culturali Rutelli partecipò alle riunioni dei notabili del cinema e accolse con favore il loro accorato grido di dolore.
Un passaggio di quella lettera recitava così: ”Il 7 maggio, per la prima volta dopo molto tempo, noi del cinema abbiamo deciso, in tanti, tutti assieme, che siamo pronti a lottare e ad accendere fuochi anche nelle altre arti e nell’informazione per riaffermare l’idea che la cultura è momento fondante dell’identità del nostro Paese ed elemento strategico del suo sviluppo.”
A un anno di distanza i 100 autori sono tornati nel loro etereo regno dell’invisibile accordo dopo esser corsi ad incontrare il neoeletto Barbareschi per trovare nuove protezioni.

Fortunatamente Alan Elkan, nuovo Mago Merlino, ha escogitato un nuovo incantesimo – “Italia – Paese della cultura e della bellezza” – per rinverdire l’impeto delle forze del bene. Si è inventato un manifesto al quale hanno aderito a oggi (18 maggio) 1.160 aristocratici italiani. Non c’è più Nadia Bengala ma moltissimi dei 100 prodi autori ricompaiono puntuali nella lista. E poi Fedele Gonfalonieri, Giovanni Cobolli Gigli, Lapo Elkann, Raffella Carrà, Federico Moccia, Mario Ciancio, Marco Tronchetti Provera, Klaus Davi, Rita Forte e via così.
Una nuova lettera al Presidente della Repubblica e un altro significativo intervento dell’appena nominato Ministro dei Beni Culturali Bondi.

Come sempre, un recinto salottiero che nulla conosce della società civile né del paese reale. Un mondo fuori dal mondo che ha trasformato la cultura in un vortice di squallore e volgarità. Un manipolo di padrini e picciotti che sa bene come garantirsi il posto e il privilegio.

Ci porteranno al baratro.

Stefano Pierpaoli
18 maggio 2008