Consequenze Network promuove e partecipa a Indicinema
Progetto di promozione e sviluppo
del Nuovo Cinema Indipendente Italiano

Mostra Internazionale del Cinema
6 settembre 2011 – Lido di Venezia Casa degli Autori

Intervento di Stefania Brai – Responsabile Cultura Rifondazione Comunista
Volevo intanto ribadire una cosa che ci siamo già detti diverse volte: l’importanza di Indicinema. Io lo vedo come un movimento che per la prima volta mette insieme le diverse forze culturali e professionali del cinema per cambiare lo stato delle cose esistenti, che non è poco in questo momento. Ed è intorno ad un progetto culturale. Ribadisco che secondo me è un tentativo importantissimo di dare concretezza a quello che dovrebbe essere lo spirito di una futura legge di riforma.
Vado ad alcuni punti.
E’ stato detto che la cultura genera ricchezza. Sono d’accordo, ma vorrei dire che, oltre a quella economica, la ricchezza principale che genera la cultura è l’intelligenza, cioè la capacità di capire il mondo. Il che vuol dire che genera democrazia, perché più uno capisce e forse più è cittadino e forse più un paese è civile. E credo che è  in questo senso che la cultura sia, oltre a un bene comune, un diritto. Per venire al discorso su internet e sulla cultura gratis per tutti, io non vorrei che fosse gratis solo su internet. Io vorrei che la battaglia fosse che la cultura fosse accessibile a tutti dovunque. Allora vorrei che dire la cultura dev’essere accessibile a tutti è un diritto, vuol dire fare delle politiche economiche e sociali perché tutti possano accedere sia alla produzione che alla fruizione della cultura. L’unica cosa che non toccherei è il diritto d’autore, perché quello è un salario.  Quello è il compenso di chi lavora nella cultura, Si dovrebbero toccare i profitti invece di chi su quel lavoro specula, non altro.
Io lo stato delle cose esistenti lo vorrei cambiare, e in questo senso le nuove tecnologie sarebbero importantissime. Internet è una forma di comunicazione secondo me molto importante. Però io non vorrei un mondo dove uno sta solo a casa e vede un cinema negli occhialini, legge un libro sul telefonino e non esce mai. Io vorrei avere le sale cinematografiche, vorrei avere i teatri, vorrei avere i luoghi di aggregazione sociale e culturale insieme.
Ultimissima cosa, io non è che sposterei la cultura nel ministero dove stanno i soldi. Io farei , come dice Giulia Rodano, una scelta politica. I soldi ci sono, forse non si fa la TAV, forse non si fa il ponte sullo stretto, forse si fanno meno guerre e forse si trovano i soldi per la cultura. Perché spostare la cultura  allo sviluppo economico io vi vorrei ricordare che c’è stata una battaglia europea, di tutto il mondo della cultura europea, per impedire che, come volevano gli americani, la cultura fosse considerata una merce. Questa piccola cosa voleva dire che nessuno stato poteva più fare una politica per la propria cultura nazionale, che non ci potevano essere più servizi pubblici televisivi nazionali e via dicendo, perché sei merci e quindi vai sul mercato. Quindi non hai regole e non hai politiche di promozione. Adesso c’è una cosa sotto l’UNESCO che si chiama Protezione e promozione della diversità delle espressioni culturali, esattamente per impedire che la cultura venga considerata una merce. Quindi io agli spostamenti dei ministeri sarei molto attenta, lotterei perchè in Italia si investisse in cultura quanto meno una cosa civile.
Chiudo con due cose.
Uno , io credo che dalla crisi si esce non con meno stato e meno cultura ma esattamente con l’opposto, con più stato e più cultura, cioè con più intervento pubblico e con più possibilità di promozione e di fruizione culturale, perché questo è un paese civile e questa è un uscita dalla crisi, sennò andiamo indietro.
E l’ultimissima cosa è, ovviamente abbiamo già cominciato un percorso insieme e credo ovviamente siamo tutti disponibili e felici di continuare un percorso comune, credo che sia la prima volta perché tutte le cose che, compresi i ragazzi che occupano il Valle e il Marinoni e stanno facendo un lavoro importantissimo che è la protezione dei luoghi della cultura in questo paese. Però c’è un rischio di fondo, che è l’antipolitica, e credo che un movimento che chiede di lavorare insieme alle forze politiche a costruire un progetto, mi sembra in questo momento una cosa importantissima.

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