Consequenze Network promuove e partecipa a Indicinema

Progetto di promozione e sviluppo
del Nuovo Cinema Indipendente Italiano

Mostra Internazionale del Cinema
6 settembre 2011 – Lido di Venezia Casa degli Autori

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Intervento di Giulia Rodano – Responsabile Cultura Italia dei Valori

Dunque io devo dire che vorrei diciamo intanto condividere un sentimento. Nel senso che nelle parole che ho sentito qui io sento un sentimento direi un’arrabbiatura che sento estremamente diffusa nelle generazioni che vanno dai 25 ai 40 anni e che pongono e in particolare in due generazioni di intellettuali, che oggi in questo paese si trovano senza prospettiva futuro e identità. E questo è uno degli elementi che tende a deprimere questo paese, a renderlo un paese senza identità futuro e speranza.
Le stesse cose, lo stesso sentimento che ho sentito qui le dice mio figlio che vorrebbe fare il ricercatore e che è in Inghilterra e che vive lo stesso tipo di frustrazione d i rabbia nei confronti del paese. Che ha due componenti che io penso siano l’elemento più interessante e su cui io vorrei approfondire la discussione con Indicinema.
C’è una componente contro la politica del centro destra e la seconda componente però è contro il sistema corporativo feudale che in tanta parte dell’intervento pubblico (università cultura sanità) comprime ed opprime. Queste due componenti sono particolarmente rilevanti. Basta andare ad una delle assemblee del valle per rendersi conto di questo punto. Dal modo in cui loro hanno accolto i dirigenti, con rispetto ma senza sudditanza, senza nessuna diciamo sentimento di sudditanza. Questa questione credo sia ormai decisiva. Perché mio figlio mi diceva “ guarda mamma è inutile persino rimettere i soldi nell’università se non cambiate come funziona”, e sono gente di sinistra, persone che vogliono cambiare le cose. C’è lo stesso sentimento che c’è in coloro che hanno diretto questo movimento in Israele o quello in Spagna. Ecco io credo che questo sia un punto molto rilevante e penso che questo dia il senso ad una cosa che si usa ora dire molto, che la cultura è bene comune. Il bene comune è non solo un bene che non si affida al mercato, ma è un bene di cui bisogna fare un uso responsabile. L’acqua tipico bene comune, deve essere usata in modo responsabilità perché è un bene limitato, non infinito di cui il pubblico deve fare un uso responsabile. Io credo che anche della cultura e dell’intervento pubblico nella cultura va fatto un uso responsabile. Ed è questo altro elemento significativo di Indicinema, la richiesta di un controllo esterno sull’uso delle risorse. Contemporaneamente io credo che ci sia invece una riaffermazione di un valore del 900 che noi ci siamo persi negli ultimi 20 anni, che non tutto può essere affidato al mercato e che il mercato non risolve tutto.
Per venire alla provocazione fatta io penso che ci sia un problema di industria  del prodotto culturale. Io ho tentato da assessore di usare i soldi del ministero dello sviluppo per il cinema, però mi rendo conto che così com’è questo è impossibile ed anche sbagliato. Noi abbiamo il problema di costruire una filiera della produzione cinematografica, come della produzione dei libri, del prodotto culturale in generale, però poi c’è l’altro elemento che è quello della creazione perché altrimenti se l’unico punto di riferimento è cosa vendo noi abbiamo visto cosa si rischia di vendere. Se la televisione deve andare avanti solo con la pubblicità, abbiamo visto come in 20 anni questo ci abbia condotto ad un abbassamento di livello, anche oltre i pubblici, negando prodotti a pubblici che magari li prenderebbero. C’è quindi il nodo della creazione e dell’indipendenza della creazione, io credo che qui ci sia bisogno di un intervento pubblico responsabile che sostenga la possibilità della creazione e mi sembra molto interessante l’idea di filiera che c’è dentro Indicinema, creazione produzione e distribuzione e formazione del pubblico che dovrebbe essere l’oggetto di una futura legge quadro, perché l’oggetto di una futura legge quadro, questo dovrebbero dire, quali sono i punti cruciali su cui l’intervento pubblico interviene. Si dice c’è la crisi, c’è la crisi e deve intervenire il mercato. Allora è vero che il paese è in cassa integrazione, allora quando si è in cassa integrazione si decide che cosa non ci possiamo permettere. Allora io penso che non ci possiamo permettere di far entrare gli scudati al 5%, penso che non possiamo permetterci l’emissione all’estero. Dobbiamo onestamente dire che l’emissione all’estero non ce la possiamo permettere e possiamo permetterci la cultura. Anche dentro una situazione di questo genere c’è un problema di scelte. Le manovre vanno fatte ma sappiamo che alle manovre si deve rispondere anche con gli investimenti, mi sembra interessante anche l’idea di ragionare a legge vigente e vedere anche la novità, la possibilità del sostegno al circuito alla circuitazione, la possibilità della creazione del pubblico. Ad avere possibilità che di battaglie che possano rilanciare queste idee e costruire quello che in Italia non c’è che è un vero cinema indipendente, una vera produzione indipendente. Ogni volta che si affronta una legge sul cinema c’è il problema della definizione del cinema indipendente. La definizione europea del cinema indipendente rischia in Italia di non far lavorare nessuno. Perché è sbagliato il sistema italiano., porsi l’obiettivo politico di creare un vero tessuto di cinema indipendente sia assolutamente importante e su questo sono assolutamente d’accordo e sono d’accordo anche sull’affrontare il problema della distribuzione via internet. Ci possono essere forme per salvaguardare la produzione e la distribuzione senza impedire la circuitazione digitale. Io sono a disposizione per rivederci al più presto presso un tavolo di lavoro.

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