Nell’editoriale di maggio, intitolato ConvEMergenze, avevamo accostato il clima di auspicate convergenze, alle emergenze che ci apprestiamo ad affrontare.
Fino a un anno fa i due leader che si sarebbero affrontati nell’atmosfera flemmatica e intorpidita dell’ultima campagna elettorale, spingevano il popolo al sorriso.
Dall’invito all’ottimismo sfrenato predicato da Silvio Berlusconi alla visione paradisiaca e gioggionesca di Walter Veltroni, che nel corso di una puntata di “Niente di Personale” su La7, alla domanda del conduttore Antonello Piroso su come fosse il futuro, rispose: “Il futuro? Ah…beh…il futuro è meraviglioso!”
Viene da pensare che questi due signori vivessero in un paese davvero diverso da quello di milioni di cittadini.
Cattiva fede o inconsapevolezza? Mah…
Le convergenze che ironicamente definimmo “prodigiose” sono comunque venute meno e siamo tornati alle prese con la datata telenovela de “La Sindrome del ricercato”, come sempre interpretata dal povero Berlusconi inseguito dalle “terribili toghe rosse”. Anche il sogno americano del trasognato Walter sta naufragando nel nulla e la sua ClintonIdea più che a una stimolazione fa pensare a una ninna nanna angosciante.
Signore e signori: “Siamo al tracollo”.
Un disastro non solo politico che ci costringerà a liberarci dal torpore colpevole e tonto in cui ha preferito nascondersi un paese regalato alla disonestà, all’indecenza e alla spensieratezza dell’ignoranza.
L’Italia è moribonda. Malata di individualismo e disimpegno. Assorbita nella paura del diverso e spinta dalla furbesca propaganda, verso una ricerca di sicurezza finta. Una nazione smarrita che oppone qualche spiccio all’inflazione che galoppa e corre dal re, dal parroco o dal comico, per il miracolo, il perdono o per il momento di evasione.
Continuando così non ci può essere scampo e anche la vecchia difesa degli orticelli da miserabili che tanto amiamo dalle nostre parti, è diventata ridicola e superflua. Quei minuscoli poderi, simboli del nostro gretto egoismo, sono diventati vasetti di bonsai rinsecchiti.
La degenerazione italiana è ben rappresentata dalle cifre ignobili che compongono le liste sulla corruzione e sul malaffare in ogni sua espressione. Ma è resa ancor più grave dal dissesto culturale che avvolge la nostra società senza qualità. Senza più paradigmi di valori ai quali riferirsi. Senza capacità di riconoscere il bello, il giusto, il sano e quindi di poterlo pretendere.
Siamo impantanati nell’esperienza del peggio senza più gli strumenti per liberarcene e il brutto, il violento e il disonesto sono parte di un quotidiano bastardo in cui c’è sempre posto per il padrino, il ruffiano e il pusher. In cui si muore di miseria in attesa del solito sovrano promettente.

Ci sono spazi ed energie. Esistono eccellenze mortificate da criteri sleali ma pronte a emergere e a lavorare. Associazioni di cittadini che operano in ogni territorio e una miriade di donne e uomini che hanno voglia di ricominciare.
Se gli Italiani sapranno unire in una catena di impegno e serietà tutte queste forze limpide, l’incubo di una brutta notte, diventerà risveglio esaltante.

S.P.

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