I 100autori, o per meglio dire i gerarchi che ne stabiliscono le manovre, stanno provando a sovrapporsi a Indicinema tentando di copiarne l’iniziativa distributiva.
La definiscono “distribuzione alternativa” ma ci potrebbe chiedere se alternativa a loro e all’offerta culturale cinematografica che dagli anni ‘90 ha reso miliardari i capi dei 100autori.
In realtà niente di alternativo e nulla di nuovo. Il peggio dell’Italia emerge ancora una volta nella sua manifestazione più becera e volgare e prova ad imporre egemonia con metodi paramafiosi e repressivi.
Si tratta in questo caso di un tentativo talmente demagogico e castista che anche un bambino di 5 anni riuscirebbe a interpretarlo per quello che è: il gruppo di potere e di interesse si indigna per la lesa maestà provocata da alcuni cittadini che sulla sola forza del lavoro, dell’impegno culturale e sociale e senza aiuti dall’alto stanno realizzando un grande progetto collettivo e partecipato.

In funzione di questa irritazione e spinti dalle cupole di riferimento si affannano per assemblare un progetto culturale il più simile possibile a quello di Indicinema. In tal modo provano a mantenere un ruolo dominante e con l’appoggio dei boss, dei funzionari corrotti, dei media amici e dei capitali di cui dispongono e a cui vogliono esclusivo accesso, mirano a sostenere il sistema verticale che ha portato l’Italia nel baratro.
È ormai evidente infatti, che più di altri processi macroeconomici, sono queste strategie ad aver prodotto disoccupazione, povertà ed esclusione per milioni di Italiani, e che sulla pelle dei giovani soprattutto si è giocato il crimine disumano messo in atto da gran parte delle classi dirigenti.
Il furto di futuro che questi signori vorrebbero continuare a compiere si svolge in certi palazzi del potere e striscia nell’ombra fino al momento dell’annuncio, dell’accordo avvenuto e del delitto consumato. Di tutto quello che c’è dopo non resterà altro che la disperazione e la rabbia di chi non è parte della casta, della corporazione e non è nei favori delle banche.
In questa aggressione contro l’iniziativa dal basso, contro la libera circolazione delle idee e contro l’impegno in quanto valore-lavoro, c’è la sintesi della nostra de-generazione sociale e c’è la sentenza di condanna per le giovani generazioni.
Non abbiamo nessuna intenzione di sottostare a questo stato di cose e per questo abbiamo promosso un modello di sviluppo che avanzasse collettivamente, in modo aperto e manifesto, indipendente dalle concessioni dei sovrani e forte della partecipazione attiva di tutti.
Anche i 100Autori sono stati invitati e hanno partecipato alle nostre riunioni quando stava nascendo Indicinema, così come altre associazioni del settore.
Agli Indilab sono stati spesso presenti alcuni loro rappresentanti e sono intervenuti. Abbiamo descritto anche a loro i nostri progetti e nulla è stato fatto muovendoci nel buio.
Una telefonata e un confronto aperto e onesto sarebbe stato quanto meno un gesto di responsabilità, di serietà e di volontà di cooperazione. I motivi di questa scelta sono ovvi e manifesti.
Non vogliamo più un’Italia che vuole schiacciare, soffocare e censurare per seguire il vantaggio di pochi nel segno del privilegio. Questa Italia cancella il futuro di gran parte della popolazione e soprattutto dei più giovani.
L’Italia che in tantissimi sogniamo è quella solidale, coesa e pronta a mettere insieme le forze nell’interesse generale. Senza più sciacalli.


SteP
26 gennaio 2012

 

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