Si muove sulle ali favolose degli annunci di festival e grandi eventi. Si propaga tra le stanze istituzionali e negli uffici delle banche. Striscia in maniera inarrestabile lungo  i fili telefonici del grande manager, dell’esimio presidente, dello spettabile direttore, ma non trascura la starlette, il  faccendiere e lo/la stagista.
Da sagra si trasforma in mostra e poi in rassegna e poi in festival e poi…e poi l’importante è che tutto sia festa, che sia popolare e che possibilmente sia brutta e inutile. L’importante è che aiuti a non pensare, a non ragionare, a non guardarsi bene intorno. “Vogliamo storie rasserenanti” dicono anche alla RAI, storie che distraggano, che intorpidiscano e che sappiano consolare. Ma guai a mostrare il bello e il buon sapore non contaminato. C’è il rischio che poi qualcuno lo impari a riconoscere o che peggio, ci si abitui.

Il compenso viaggiatore ha avuto l’ardire di tramutarsi addirittura in Olimpiadi ma qualcosa, nell’ingranaggio degli accordi e delle amicizie non ha funzionato come molti si aspettavano. Si è spento il flusso e rischia di venire fuori il problema (ammesso che lo si voglia vedere).
L’appuntamento al buio del compenso viaggiatore stavolta è saltato. Non è stato tanto per l’appuntamento quanto per il buio. Per quello spazio sempre indefinito dell’utilizzo di risorse, possibilmente pubbliche, che resta nell’ombra e che assorbe, succhia e che dissolve milioni e miliardi di Euro.
Più si arriva vicino al gioco sporco e più si sente il puzzo del potere marcio. Più si propone trasparenza e rigore e più si avverte quella sensazione angosciante dell’esclusione, della deportazione e dell’eccidio.
Ma qualcosa comincia a incepparsi con più frequenza. Sarà la crisi, sarà la volontà dei poteri forti, sarà il governo tecnico, sarà il sentimento diffuso tra i cittadini, saranno le toghe rosse, ma qualcosa nel meccanismo oliato dei poteri costituiti non funziona più.
È bene che qualcuno nelle Istituzioni se ne accorga perché la storia, nel caso non ci vogliano pensare, li supererà ancora e questa volta non ci saranno prove d’appello. Il gioco finto funziona una volta sola e se anche salvasse questa nave c’è il caso che poi la nave stessa debba ripartire e prendere una rotta precisa e definita.
Il compenso viaggiatore è il nodo centrale della corruzione e dell’illegalità.
Chi scommette su di lui e sui suoi appuntamenti al buio perderà la posta e anche l’appuntamento con la storia che gli scenari degli ultimi dieci anni hanno così bene apparecchiato.
Chi vuole puntare sul futuro sta facendo altro e ha capito che la musica deve cambiare.
Il futuro, come la musica, è un bene da vivere con gli altri. Soprattutto se bisogna ballare.

SteP
16 febbraio2012

 

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