In uno scenario ricco di partecipazione e di riflessioni importanti sullo stato della cultura in Italia, è stata realizzata una tappa forse decisiva di un itinerario partito dal basso.
Fuori dai consueti cliché si sta realizzando un modello di confronto che potrebbe costituire una svolta significativa attraverso canali innovativi nella forma e nei codici dialettici.

Nel frastagliato panorama dei rapporti con le Istituzioni, il nostro paese ci rende spesso personaggi smarriti che oscillano tra i teatri orwelliani della discriminazione e i percorsi alienanti di un romanzo di Kafka. Gli strumenti rappresentativi non riescono ad evadere dalla subalternità a un sistema che seppur moribondo, non concede spazio ai processi di democrazia diretta essenziali alla partecipazione attiva.
Steccati e resistenze, uniti all’autoreferenzialità e all’egoismo dei portatori d’interesse, fanno sì che il clima diventi aspro ed esasperato nei toni e sempre più distante dagli snodi indispensabili per risolvere l’immobilismo o l’approssimazione di certe scelte politiche.
Succede però a volte che il complesso lavoro sviluppato sulle idee e sulla cooperazione tra le donne e gli uomini che amano l’Italia, riesca a raggiungere quel punto di rottura che non è solo portatore di contraddizioni e di conflittualità ma che diventa momento di confronto e di costruzione partecipata in un’agorà che si forma in base alle aspirazioni, ai progetti e all’iniziativa di una società che ricomincia a muoversi.

Non sappiamo ancora se quella stretta di mano sia già in grado di rappresentare un’apertura autentica per le istanze che??????? arrivano dal basso e se potrà significare un cambio di direzione per le politiche di sviluppo del cinema e dell’audiovisivo. Sappiamo però che la strada rettilinea e verticale dei clientelismi e del privilegio si è trasformata in un vicolo cieco anche per coloro che ne hanno beneficiato fino a oggi, e non esiste altra alternativa se non quella di sterzare in fretta e con saggia energia per evitare un burrone sempre più prossimo.
L’immagine del tunnel e l’evocazione della luce illusoria hanno fatto il loro tempo. L’annuncio che “nella seconda metà dell’anno ci sarà la ripresa” è diventata una cantilena insopportabile e anche disonesta. Con queste formule rischiamo di restare molto a lungo in una galleria buia e sempre più imbarbarita.
Possiamo generare grandi processi di innovazione anche con le poche risorse disponibili ma l’approccio deve essere caratterizzato prima di tutto dal valore-lavoro in quanto garanzia di professionalità e di legalità, e dobbiamo eliminare per sempre l’esercizio delle relazioni particolari e del ricatto delle corporazioni.
In una sera di mezza estate è successo qualcosa di nuovo, ed è stato raggiunto un piccolo ma importante traguardo ottenuto grazie alla forza delle idee e dell’impegno quotidiano di una Rete solidale che non vuole stare nel tunnel.
Nella nostra piattaforma ci sono alcune chiavi risolutive che abbiamo il diritto di discutere con tutte le parti in causa e la breccia che stiamo aprendo dovrà essere il canale autentico per generare l’area di confronto leale ed efficace che le Istituzioni hanno il dovere di alimentare.

Step
17 luglio 2013

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