Cuore di tenebra: l'Italia
Italia, democrazia addomesticata: come abbiamo smesso di lottare
Una denuncia amara, predittiva e necessaria:
l’erosione italiana tra spettacolo, apatia e complicità
Considerare la democrazia come un punto d’arrivo che garantisce serenità eterna è l’errore ingenuo di chi si illude di potersi tirare fuori dall’impegno per la cosa pubblica.
La democrazia non è quiete, ma conflitto quotidiano. È lotta per una libertà che non si possiede mai del tutto, per un’uguaglianza che resta sempre incompiuta, per diritti costantemente messi in discussione dai mutamenti della storia e del progresso.
La sovranità popolare su cui si fonda è un esercizio permanente di controllo e responsabilità, in una tensione fisiologica tra interessi e volontà diverse. È l’equilibrio instabile tra l’ambizione di benessere collettivo e le regole della convivenza, sostenuto da principi che chiedono coerenza, vigilanza e coraggio.
Ogni cedimento rispetto al vincolo etico che la democrazia comporta genera squilibrio: produce ingiustizia sociale, povertà, emarginazione, violenza.
L’erosione democratica non è mai solo colpa di un leader o di una classe dirigente. È sempre, anche, responsabilità di un popolo che ha smesso di vigilare sul proprio futuro.
Sulle pagine di questo sito, negli ultimi 18 anni, ci sono stati numerosi interventi sui pericoli che correva la nostra democrazia. Ai link evidenziati all’interno dell’articolo si possono raggiungere 9 contributi pubblicati a partire dal 2008.
L’Italia, governata da apparati sempre più autoreferenziali, scivolava progressivamente verso fenomeni di “antipolitica” che altro non erano se non la risposta immatura e reazionaria nei confronti di un tempo sempre più minaccioso.
Ne sarebbe derivata un’ulteriore semplificazione nei processi democratici, soluzione inevitabile e fatale per ridurre o banalizzare gli spazi critici, fino a ridurli a una sorta di rappresentazione cabarettistica.
Di lì a breve ci saremmo trovati in una ludoteca digitale, simulando partecipazione e sovranità in una dimensione sempre più virtuale e illusoria.
In un panorama di influencer e follower, gruppi di fanatici e presuntuosi carrieristi non avrebbero tardato a impossessarsi della scena politica.
In quella fase venne inferto il colpo finale alle istituzioni rappresentative. Il conflitto politico si trasformò in spettacolo permanente: i meme sui social divennero messaggio e i talk show fabbriche di consenso.
I sentimenti collettivi furono incanalati su direttorie obbligate, paralizzati dal pensiero unico e incarnati da leader sempre più carismatici e illuminati dal condizionamento sulle paure e sui bisogni elementari.
L’adesione razionale scomparì del tutto. Al suo posto subentrò l’allineamento emotivo di massa, in cui le pulsioni elementari e gli istinti uniformi si ergono ad architettura della costruzione sociale.
Ci siamo trovati, colpevoli di non aver fatto nulla per evitarlo, in un eterno circo mediatico dove gli elettori diventano “carne da sondaggio” in un bunga bunga di propagande incrociate.
Siamo così diventati sudditi addomesticati, compulsivamente attratti da esche demagogiche per partecipare a esibizioni chiamate “elezioni”. Una partecipazione sempre più esigua e svuotata di senso.
Abbiamo promosso, inconsapevoli ma non per questo innocenti, la creazione di una classe dirigente politica di burattini, faccendieri e criminali. Partiti politici in apparati partitocratici mafiosi che operano come “controstato”, occupando territori sottratti al controllo democratico attraverso sistematiche lottizzazioni.
Ci troviamo oggi ad affrontare una fase storica drammatica e ostile, senza più gli strumenti democratici per decidere sul nostro futuro.
Non possiamo far altro che delegare le scelte cruciali che riguardano anche e soprattutto le future generazioni a una compagine di idioti malfattori che obbediscono ai padroni del mercato e alle organizzazioni criminali.
Osserviamo inermi le manovre torbide che limitano i contrappesi istituzionali, cancellano la sovranità popolare e minano, alle sue basi imprescindibili, la nostra Costituzione.
Siamo a un bivio pericoloso rispetto al quale sembra non esistano più riferimenti nè punti fermi.
Stefano Pierpaoli
31 maggio 2025
Stato della democrazia in Italia
🏛 1. Erosione delle istituzioni democratiche
✅ Indicatori:
- Calo di fiducia nel Parlamento: l’istituzione più delegittimata (dato CENSIS 2023: fiducia sotto il 20%).
- Concentrazione del potere esecutivo: progressivo svuotamento del ruolo del Parlamento e uso estensivo di decreti legge.
- Tensioni tra poteri dello Stato: continui attacchi politici alla magistratura, tentativi di riforme costituzionali sbilanciate.
- Riforme istituzionali ipersemplificanti: es. Premierato e Autonomia differenziata proposti come “soluzioni” che rischiano invece di aggravare la frammentazione istituzionale.
🗳 2. Disaffezione democratica e crisi della rappresentanza
✅ Indicatori:
- Astensionismo record: alle Politiche 2022 ha votato il 63,9% (minimo storico); alle Europee e Comunali si scende anche sotto il 50%.
- Crollo dell’identificazione partitica: sempre meno cittadini si dichiarano “di destra” o “di sinistra” → crescita della volatilità elettorale.
- Partiti senza base: leadership personalistiche, senza militanza attiva, con congressi fittizi e nomine dall’alto.
📺 3. Degrado dell’informazione pubblica
✅ Indicatori:
- Controllo politico sulla RAI: lottizzazione persistente, interferenze nelle nomine, e giornalisti sottoposti a pressioni editoriali.
- Infotainment dominante: talk show politici trasformati in show aggressivi e faziosi, scarsa qualità del dibattito.
- Crescita delle echo chambers online: la maggioranza dei giovani si informa da TikTok, Instagram o Telegram → crisi della mediazione informativa.
- Diffusione di fake news anche a livello istituzionale (numeri distorti su immigrazione, dati economici, ecc.).
💰 4. Disuguaglianze e crisi del patto sociale
✅ Indicatori:
- Impoverimento delle classi medie: salari stagnanti da 30 anni, costo della vita in crescita, debole tutela del lavoro.
- Giovani scoraggiati: fuga di cervelli, NEET al 20%, emigrazione interna ed esterna.
- Sud come “colonia interna”: crescente senso di abbandono, che alimenta sfiducia e populismo.
Sistema fiscale regressivo: evasione elevata, poca redistribuzione reale → erosione dell’uguaglianza di opportunità.
🔥 5. Normalizzazione del linguaggio autoritario e identitario
✅ Indicatori:
- Retorica anti-migranti e securitaria normalizzata nel discorso pubblico, anche istituzionale.
- Ritorno di simboli e frasi del ventennio: saluti romani, citazioni mussoliniane, manifesti nostalgici tollerati o minimizzati.
- Uso dell’identità nazionale come arma politica, più che come strumento d’inclusione.
- Censura culturale e intimidazioni verbali verso giornalisti, studiosi, artisti con idee non allineate.
⚖️ 6. Declino della legalità e della cultura costituzionale
✅ Indicatori:
- Riforme annunciate in chiave punitiva verso l’opposizione o la stampa.
- Attacchi regolari alla Corte Costituzionale, all’ANM, alla Corte dei Conti.
- Populismo giudiziario: uso della giustizia come strumento di consenso o delegittimazione.
- Convinzione diffusa che “la Costituzione sia un ostacolo da riformare”, non un riferimento condiviso.
Area | Gravità attuale | Tendenza |
Fiducia nelle istituzioni | 🔴 Molto bassa | ⬇️ Peggiora |
Partecipazione democratica | 🔴 In forte calo | ⬇️ Costante |
Pluralismo mediatico | 🟠 Erosione lenta | ⬇️ Instabile |
Equità sociale | 🟠 Critica | ⬇️ Peggiora |
Cultura democratica | 🔴 In declino | ⬇️ Rapido declino |
Legalità costituzionale | 🟠 Minacciata | ⬇️ Altalenante |
Erosione silenziosa, non spettacolare
In Italia, non c’è una rottura istituzionale violenta, ma un lento e progressivo logoramento della democrazia reale, che assume la forma di:
- Apatia politica
- Narcisismo identitario
- Disintermediazione comunicativa
- Costante mobilitazione simbolica, senza soluzioni strutturali
Questo tipo di declino non fa notizia, ma è spesso più pericoloso perché meno visibile.
Fattori sistemici
🏛 Istituzioni Democratiche
Indicatore Chiave: Fiducia nel Parlamento, centralizzazione esecutiva | |
Gravità Attuale 🔴 | Tendenza ⬇️ |
Minacce: Ruolo del Parlamento marginale; rischio Premierato |
🗳 Partecipazione Civica
Indicatore Chiave: | |
Gravità Attuale 🔴 | Tendenza ⬇️ |
Minacce: |
📺 Media e Informazione
Indicatore Chiave: | |
Gravità Attuale 🟠 | Tendenza ⬇️ Disintermediazione |
Minacce: |
⚖️ Stato di diritto e legalità
Indicatore Chiave: | |
Gravità Attuale 🟠 | Tendenza ⬇️ |
Minacce: |
💰 Giustizia sociale ed economica
Indicatore Chiave: | |
Gravità Attuale 🟠 | Tendenza ⬇️ |
Minacce: |
📚 Cultura democratica
Indicatore Chiave: | |
Gravità Attuale 🔴 | Tendenza ⬇️ |
Osservazione: |
🧠 Discorsi pubblici e linguaggio
Indicatore Chiave: | |
Gravità Attuale 🟠 | Tendenza ⬆️ |
Osservazione: |
🧭 Coesione nazionale
Indicatore Chiave: | |
Gravità Attuale 🟠 | Tendenza ⬆️ |
Minaccia: |
🧑💻 Contesto digitale
Indicatore Chiave: | |
Gravità Attuale 🔴 | Tendenza ⬆️ |
Osservazione: |
Effetti delle riforme "premierato" e "autonomia differenziata
🟥 1. Riforma del Premierato
(Proposta: elezione diretta del Presidente del Consiglio, rafforzamento dell’esecutivo, limitazione della sfiducia)
📌 Obiettivi dichiarati:
- Stabilità di governo
- Maggiore efficienza decisionale
- Chiarezza nel mandato politico
⚠️ Rischi democratici potenziali:
- Verticalizzazione del potere: l’esecutivo diventerebbe centrale, con un Parlamento ridotto a organo ratificante.
- Indebolimento dei contrappesi: la rimozione del meccanismo fiduciario abbassa la soglia di responsabilità politica.
- Personalizzazione estrema: rischio di plebiscitarismo, legittimazione diretta senza mediazioni.
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Effetto Potenziale | Note |
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Effetto Potenziale | Note |
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Effetto Potenziale | Note |
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Effetto Potenziale | Note |
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Effetto Potenziale | Note |
🟠 2. Autonomia Differenziata
(Proposta: maggiore autonomia su sanità, scuola, infrastrutture, ambiente, ecc. alle regioni che lo richiedano)
📌 Obiettivi dichiarati:
- Riconoscimento delle specificità regionali
- Efficienza e gestione più vicina al cittadino
- Superamento del centralismo burocratico
⚠️ Rischi democratici potenziali:
- Frattura nazionale: aumento delle diseguaglianze tra Nord e Sud.
- Rottura del principio di solidarietà: il diritto universale ai servizi si frammenta.
- Dualismo istituzionale: regioni con poteri forti vs altre marginalizzate.
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Effetto Potenziale | Note |
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Effetto Potenziale | Note |
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Effetto Potenziale | Note |
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Effetto Potenziale | Note |
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Effetto Potenziale | Note |
Quando più riforme strutturali si sommano a crisi esterne, il sistema può entrare in una spirale regressiva da cui è difficile uscire senza rotture traumatiche.
L’effetto più pericoloso non è tanto un colpo di stato quanto la normalizzazione del declino democratico.
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Nel prossimo capitolo manterremo il focus sull’Italia mettendo in risalto gli indici di fragilità democratica nel contesto europeo. Viviamo in un continente attraversato da forti tensioni e segnato da fenomeni che ci indicano quando siano in pericolo le nostre democrazie.
Nel capitolo “Oltre la crisi: gli orizzonti democratici” vedremo come le due riforme-bandiera di questo governo, possono influenzare il percorso e gli altri scenari possibili.
Crisi della democrazia: viaggio nel cuore della decadenza occidentale